Masters e Johnson distinguono in: Patologia e Terapia del rapporto coniugale: Le insufficienze sessuali nell’uomo e nella donna, tra impotenza primaria e impotenza secondaria.
L’impotenza primaria è definita come quella condizione in cui “Il maschio che in nessuna circostanza è riuscito a ottenere e/o mantenere un’erezione di qualità sufficiente a realizzare con successo il rapporto di coito. Se è ottenuta e poi perduta sotto l’influenza di distrazioni reali o immaginarie, relative all’occasione di coito, l’erezione generalmente scompare senza essere stata accompagnata da reazioni eiaculatoria. Non può essere considerato impotente primario l’uomo che è riuscito a in qualche occasione a intromettere i pene in rapporti eterosessuali o omosessuali”.
Per l’impotenza secondaria invece “Bisogna che ci sia il punto di riferimento clinico di almeno un caso di intromissione riuscita, nella prima occasione di coito o in un episodio posteriore. In generale vi è successo alla prima occasione di coito e efficacia di prestazioni per molti altri episodi di coito. Dopodiché si registra un insuccesso”.
Come possibili cause di impotenza secondaria vengono annoverati i seguenti Fattori eziologici:
1. Impotenza secondaria con eiaculazione precoce
2. Impotenza secondaria con un episodio di alcolismo acuto
3. Impotenza secondaria avente quale fattore eziologico concorrente unpredominio materno
4. Impotenza secondaria avente quale fattore eziologico concorrente unpredominio paterno
5. L’osservanza religiosa come possibile fattore eziologico di impotenza secondaria
6. Impotenza secondaria avente l'omosessualità come fattore eziologico concorrente
Impotenza secondaria con eiaculazione precoce come fattore eziologico: anamnesi composita
Un'abitudine radicata all'eiaculazione precoce può portare all'insorgenza dei sintomi dell'impotenza secondaria. Le tendenze all'eiaculazione precoce generalmente si sono instaurate per un periodo di tempo significativo (generalmente si tratta di anni) prima dello sviluppo dei sintomi dell'impotenza secondaria. Il fatto che l'esistenza precedente di una eiaculazione precoce abituale porti spesso all'impotenza secondaria è un altro motivo di confusione clinica che induce qualche autore ad annoverare l'eiaculatore precoce tra gli impotenti.
Non è stata determinata la percentuale di eiaculatori precoci che pervengono all'impotenza secondaria. È vero che il loro numero è considerevole, ma questo non deve far credere che siano quasi tutti destinati all'impotenza secondaria. Una storia composita tipica del modo in cui si sviluppa l'impotenza secondaria viene descritta in un uomo già afflitto precedentemente da sintomi di eiaculazione precoce (EP).
Tipicamente l'uomo è sposato e ha una certa istruzione a livello universitario. La disfunzione sessuale ( eiaculazione precoce) ha accompagnato tutto il suo matrimonio. Quest'uomo ha avuto una misura moderata di esperienza sessuale prima del matrimonio con, forse, tre-cinque donne, e ha il condizionamento tipico dell'eiaculatore precoce alla rapidità dell'eiaculazione, formatosi e radicatosi con le prime esperienze di coito.
Se si è rivolto allo specialista per imparare a controllare l’eiaculazione, i risultati della consultazione sono stati in sostanza trascurabili per quanto riguarda un miglioramento della funzione sessuale. Ormai la compagna dell'uomo non riesce più a tollerare la situazione.
In un primo tempo la moglie si limitava a qualche domanda, a qualche timida rimostranza; poi sono cominciate le accuse, le rimostranze si sono fatte petulanti o sprezzanti, secondo il carattere della donna e i livelli immediati della sua frustrazione.
Il maschio, quasi mai consapevole dell'inadeguatezza delle sue prestazioni durante le esperienze prematrimoniali e molto spesso del tutto insensibile alla frustrazione della moglie nei primi anni di matrimonio, finalmente accetta il concetto, più volte ribadito, per cui la disfunzione del rapporto coniugale è "colpa sua" e che perciò deve essere lui a "fare qualcosa." E lui ci prova. Per quanto è possibile, cerca di non prendere coscienza delle proiezioni funzionali e soggettive delle richieste sessuali della moglie al fine di ridurre l'input di stimoli sessuali.
Ci sono marcate differenze individuali nel momento particolare in cui le ripetute lagnanze della moglie per l'incapacità di controllo eiaculatorio vengono estrapolate dal marito in una consapevole preoccupazione di essere "inadeguato alla prestazione sessuale." Una volta convintosi di essere sessualmente inadeguato, l'eiaculatore precoce è maturo per la distrazione psicosociale durante ogni rapporto sessuale. Mentre la moglie continua a rimproverarlo per le sue tendenze all'eiaculazione precoce dicendogli che è "un incapace," che "non ci sa fare," che "non gliene importa proprio niente delle sue esigenze sessuali," o che "rivela tutto il suo egoismo," il maschio di media intelligenza finisce con lo sviluppare una preoccupazione multiforme che riguarda tutta la sua capacità sessuale.
Una volta che metta in dubbio l'adeguatezza della propria prestazione sessuale, l'eiaculatore precoce non solo si preoccupa del controllo eiaculatorio ma si avvia a concentrarsi eccessivamente sul problema di soddisfare la moglie. E mentre è tutto impegnato nello sforzo di controllare la propria reattività sessuale, blocca soggettivamente un completo input sensoriale dell'effetto stimolante che deriva dal desiderio sessuale della moglie.
Molto spesso il maschio sottoposto a queste pressioni ricorre a un antico stratagemma femminile: quello di trovare scuse per evitare l'attività sessuale. Dice di essere stanco, di non sentirsi bene, di avere un lavoro importante per il giorno dopo. Rivela scarso interesse per il rapporto sessuale soltanto perché sa che probabilmente il risultato di ogni tentativo di rapporto sarà traumatico: che nel migliore dei casi darà sfogo fisico a lui ma non soddisfazione alla moglie, e che nel peggiore porterà a una valanga di discussioni e di vituperi. In breve c'è un ulteriore blocco della stimolazione biofisica derivata dal consistente livello della reciproca consapevolezza sessuale prevalente tra coniugi sessualmente bene adattati, mentre si svaluta l'importanza della comunicazione reciproca nell'intimità del letto coniugale.
E infine si arriva alla svolta fatale. La moglie insiste per il rapporto una volta in cui il marito è emotivamente distratto, fisicamente stanco e certo frustrato dai suoi insuccessi sessuali. In una sequenza di misure autoprotettive che è del tutto naturale,egli si disinteressa totalmente al rapporto sessuale. Quando la compagna insiste, pressante, egli ha poche probabilità di rispondere agli approcci con l'erezione. Per la prima volta sente di dover lottare con una disfunzione sessuale infinitamente più grave dell'insufficienza rappresentata dalla sua eiaculazione precoce abituale. Una volta che quest'uomo, già sensibilizzato alle paure dell'atto sessuale dai ripetuti rimproveri della moglie per la rapida eiaculazione, manca l'erezione, le paure del rapporto sessuale si moltiplicano in progressione quasi geometrica e la sua efficienza maschile diminuisce con rapidità parallela.
L'impotenza secondaria con un episodio di alcolismo acuto come fattore eziologico: anamnesi composita
L'anamnesi tipica di un episodio acuto di consumo d'alcool come fattore eziologico di un'impotenza secondaria è classica nel suo contenuto strutturale. Il quadro clinico ha un trauma psichico acuto come base circostanziale invece che la tensione psicosociale cronica di anni e anni di continuo logorio dell'amor proprio maschile descritta per l'eiaculatore precoce. C'è stata una storia specifica di insorgenza dei sintomi dell'impotenza secondaria come risultato diretto di episodi di acuta ingestione alcolica in 35 dei 213 uomini che accusavano impotenza secondaria.
L'insorgenza dell'impotenza secondaria in un episodio di alcolismo acuto è così nota che sarebbe quasi inutile descriverla. L'esempio tipico è quello di un uomo relativamente "arrivato" dai 35 ai 55 anni, laureato, operante in un settore in cui è richiesto un lavoro mentale più che fisico. La perfetta situazione ambientale favorevole all'insorgenza dell'impotenza secondaria è quella in cui l'esigenza di tenersi a un alto livello di prestazione psicosociale fa parte imprescindibile della giornata lavorativa e comporta spesso incontri di lavoro anche serali, sia pure in tono più o meno mondano.
D'abitudine il signor A prende dei cocktail prima di cena, beve spesso vino a tavola e un brandy o un equivalente dopo. Dal punto di vista del lavoro è salito sempre più in alto, al livello in cui l'ingestione di alcool a colazione fa parte integrante del quadro della giornata lavorativa. In breve, il consumo di alcool è entrato a far parte del suo stile di vita. Quest'uomo e la moglie escono il sabato sera per un party dove c'è alcool in grandi quantità.
Si avvicina al letto, si prepara a adempiere al suo immaginario dovere e non succede niente. Ha bevuto troppo, tutto qui. Deluso e confuso sia perché non c'è stata erezione sia perché la moglie non mostra nessun interesse, o quasi, per le sue gratuite esibizioni sessuali, sospende i suoi tentativi per risolvere questo complicato problema e piomba immediatamente in un sonno profondo, quasi da narcotizzato. Il giorno dopo è ancor più traumatizzato dai sintomi del doposbornia. Riaffiora vagamente alla realtà del giorno con la sensazione confusa che le cose non sono come dovrebbero essere. L'atmosfera è freddina, in famiglia. Ricorda poco della baldoria della sera precedente, ma ricorda bene che c'è stato qualcosa di strano, a letto. Non è certo che sia proprio andata male ma non è neanche convinto che sia andata bene.
Ovviamente non può discutere quella delicata situazione con la moglie: probabilmente lei non ha voglia di parlargli in questo momento. Cosi vaga per la casa borbottando e se ne va a letto presto per evitare scontri. Questi principi valgono sia per l'uomo affetto da impotenza primaria, sia per l'uomo affetto da impotenza secondaria.
Quando si considera l'ambiente come fattore eziologico dell'impotenza secondaria, bisogna individuarne i centri focali nella famiglia, nella chiesa e negli anni di formazione.
Quali fattori, dentro o fuori della famiglia, tendono durante gli anni formativi a scatenare nel maschio l'insicurezza nel funzionamento sessuale? Il fattore del background ambientale che si riflette più spesso nell'insicurezza sessuale è una situazione di squilibrio nella posizione dei genitori. Ai fini della nostra discussione gli squilibri possono essere definiti come: predominio materno, predominio paterno e famiglia uniparentale.
Ancor più importante è il fattore dell'omosessualità, che va annoverato tra quelli ambientali. In nessun senso questa assegnazione sottintende che l'orientamento omofilo viene considerato di origine puramente ambientale.
L'impotenza secondaria avente quale fattore eziologico concorrente un predominio materno: anamnesi composita
In letteratura si incontrano innumerevoli esempi classici di predominio materno come fattore che contribuisce all'impotenza secondaria. Il predominio materno in primo luogo diminuisce la sicurezza del giovane nella sua virilità e distrugge la sua fiducia nel ruolo socioculturale, eliminando o almeno limitando le possibilità di disporre di una forte immagine maschile. Quando il padre è relegato al ruolo di cittadino di seconda classe nella struttura familiare, l'adolescente non ha un esempio maschile nel quale identificarsi al di fuori di questa denigrata, sfuggente, qualche volta addirittura ridicola figura maschile, che ha accesso in casa ma è chiaramente soggetta al controllo della figura materna predominante.
L'impotenza secondaria avente quale fattore eziologico concorrente un predominio paterno: anamnesi composita
Un'anamnesi che è esattamente l'opposto di questa è stata registrata per cinque uomini rinviati alla psicoterapia per impotenza secondaria: erano casi in cui in famiglia aveva predominato il padre con l'esclusione, quasi l'annullamento, della figura femminile per funzioni che non fossero quelle della cuoca, della domestica o dell'infermiera. Anche in questo caso una storia composita può servire a illustrare una gamma più ampia di elementi, assicurando una maggiore protezione al paziente.
Un predominio incontrastato del padre o della madre, indipendentemente dal modo in cui viene instaurato, può distruggere, in un giovane sensibile, la fiducia nella propria virilità.
Nel caso di un predominio materno, la funzione del padre può risultare così scialba e insignificante che l'impressionabile adolescente non si trova a disporre di un modello positivo di maschio adulto. Un predominio paterno può creargli invece un'immagine di virilità così prepotente che il giovane non riesce a considerare la propria personalità lontanamente paragonabile con quella del padre, che la sua fantasia ha messo sugli altari.
Avendo come modello una virilità troppo scarsa o troppo prepotente egli diventa sempre più sensibile a tutto quanto può suggerirgli un'idea di insufficienza personale.
L'insuccesso, in qualsiasi settore, può avere implicazioni schiaccianti. Il maschio che si sente assillato, spesso finisce con l'estrapolare pressioni sociali e professionali presunte o reali in vere e proprie richieste di prestazione. Mentre le sue angosce aumentano, diventa sempre più instabile emotivamente, si distrae facilmente e lamenta di sentirsi sempre stanco, secondo uno schema di comportamento ben riconoscibile.
Alla fine, alcune richieste sessuali non lo trovano reattivo. Per ogni uomo sessualmente orientato e sicuro di sé c'è sempre un domani, ma per il maschio incerto e pressato è la fine. Tutto il resto si annulla, mentre lui è tutto concentrato sul suo fallimento. È questa la prova definitiva che ha perduto la virilità? La paura d'agire, indipendentemente dal suo centro originario focale, d'ordine psicosociale, si trasferisce rapidamente alla sfera del sesso perché è così facile togliere la funzione sessuale dal suo naturale contesto fisiologico.
Da una sola esperienza di mancata erezione può derivare la perdita definitiva della capacità erettiva.
La vera tragedia del predominio di questo o quel genitore è che essa rende vulnerabile il maschio sensibile, quando la sua incerta virilità deve affrontare le richieste sessuali imposte dalla nostra cultura. Per quanto innocuo il loro livello possa apparire ad altri, alle orecchie dell'uomo preoccupato, ogni vaga allusione a un letto suona come una richiesta di prestazione sessuale.
L'osservanza religiosa come possibile fattore eziologico di impotenza secondaria
L'osservanza religiosa può essere causa di impotenza secondaria. Le storie degli uomini affetti da impotenza primaria e secondaria rivelano significativi parallelismi quando l'osservanza religiosa è un importante fattore eziologico. Su 32 casi di impotenza primaria almeno 6 furono sensibilizzati alla disfunzione sessuale dall'educazione religiosa. Le storie dei 6 impotenti primari e dei 26 impotenti secondari rivelano notevoli parallelismi, se si esclude il fatto che nella storia degli uomini affetti da impotenza secondaria c'è sempre per lo meno un caso di coito riuscito.
I 26 casi di rigorosa osservanza dei precetti religiosi comprendono 11 unità coniugali cattoliche, 6 ebree, 4 protestanti e 5 miste in cui marito e moglie, pur professando religioni diverse, erano entrambi influenzati dalla rigida educazione religiosa.
I sintomi dell'impotenza secondaria molto spesso non appaiono per le prime cento o addirittura mille occasioni di rapporto sessuale. Un'eccezione significativa si nota analizzando le storie di questi 26 uomini. Il rigore dell'osservanza religiosa dà una forte coloritura patologica ad ogni primo coito. Sotto l'influenza dell'osservanza religiosa i sintomi dell'impotenza secondaria si sviluppano seguendo due schemi di reazione bene identificati. Il primo si divide in due forme specifiche: l'una, infrequente, è il successo alla prima occasione di coito, seguito però da fallimento nelle primissime settimane o nei primissimi mesi del matrimonio; la seconda, molto frequente, è la mancata erezione che generalmente si evidenzia alla prima occasione fornita dalla luna di miele, per poi persistere, nonostante i frenetici quanto inesperti tentativi di ottenere la consumazione del matrimonio.
Ben presto però la paura della prestazione si assicura un predominio che non incontra più opposizione, dopodiché l'uomo è essenzialmente impotente.
In base al secondo modello di sviluppo, passano almeno sei mesi e spesso anche molti anni senza consumazione del matrimonio. Poi, inspiegabilmente, si ottiene la penetrazione vaginale, salutata con entusiasmo: ma il futuro è ugualmente oscuro. C'è in generale un breve periodo di tempo (da una settimana a un anno) in cui la funzione sessuale continua, alternativamente incoraggiata da un successo e avvilita da un insuccesso.
La funzione sessuale assume un andamento ciclico di risultati positivi e negativi. L'alternarsi della disfunzione sessuale è già di per sé castrante. I suoi effetti non sono meno nefasti di una mancata consumazione del matrimonio.
Lo schema di funzionamento sessuale occasionalmente riuscito, seguito da inesplicabili mancanze d'erezione, provoca una perdita di sicurezza e di abietta umiliazione nel maschio sprovveduto, apprensivo, sessualmente immaturo; e crea un alto livello di frustrazione, nonché una perdita di sicurezza sia sociale sia personale nella compagna.
Non si può sentire come naturale la manifestazione sessuale se non si è stati formati a capire le cose del sesso. Non si può considerare la funzione sessuale alla stregua di un fenomeno fisico naturale, se il materiale di contenuto sessuale è considerato troppo imbarazzante, personalmente avvilente e contrario ai comandamenti della religione.
In sostanza, quando il sistema di valori sessuali di un individuo non ha connotazioni positive, le probabilità di una estrinsecazione della sessualità veramente efficace sono pochissime. Il fatto che la maggioranza degli uomini e delle donne superino l'ostacolo di una rigida ortodossia religiosa per funzionare con una sembianza di efficienza, non significa che sono veramente in grado di godere senza inibizioni il rapporto sessuale. Il loro tipo di risposta fisica, sviluppata, benché la religione neghi ogni dignità alla funzione sessuale, è immaturo, limitato e ha qualcosa di clandestino. La funzione sessuale è stereotipata, priva di immaginazione, spersonalizzata e fruttuosa solo ai fini della riproduzione biologica.
Tutta, la personalità ne risulta menomata, in conseguenza dell'incapacità di accettare o affrontare obiettivamente significativo materiale di contenuto sessuale.
L'impotenza secondaria avente l'omosessualità come fattore eziologico concorrente
Un'influenza omosessuale negli anni formativi è un importante fattore eziologico nell'insorgenza dell'impotenza secondaria per gli uomini tra i 30 e i 50 anni. Ma l'età in cui un orientamento omofilo ha la massima influenza nello sviluppo di sintomi dell'impotenza secondaria è dai 20 ai 30 anni. Su un totale di 213 uomini rinviati alla psicoterapia per impotenza secondaria, 21 trovano il rapporto eterosessuale discutibile, ripugnante o impossibile, dopo aver contratto il matrimonio; di questi pazienti 12 avevano da 20 a 29 anni, 7 da 30 a 39 anni e 2 da 40 a 49 anni.
Nella maggior parte dei casi gli interessi omofili si erano sviluppati entro i 16 anni, secondo un modello analogo a quello, da noi riferito, dell'uomo affetto da impotenza primaria (si veda il capitolo quinto). Non c'era storia di aperta esperienza eterosessuale prima dell'orientamento omofilo. L'iniziazione era stata opera di un maschio più anziano, generalmente dai venti ai trent'anni, ma in qualche caso anche oltre i trenta. Quando la relazione omosessuale era terminata, era stata quasi sempre troncata dal partner più anziano. Conclusa la relazione, il più giovane restava con la convinzione che, avesse o no continuato come omosessuale attivo, sarebbe stato sempre orientato verso l'omofilia.
Se l'identificazione omofila si era sviluppata nella prima adolescenza, in seguito non c'erano, praticamente, contatti e rapporti con ragazze. A parte le esigenze scolastiche o qualche festicciola di gruppo, non si notava quasi mai una normale frequentazione delle ragazze.
La masturbazione generalmente comincia sui 13-14 anni. In più di un caso, tuttavia, esiste un'attività masturbatoria già prima della pubertà. Le fantasie che accompagnano le masturbazioni di questi adolescenti, generalmente orientate verso un maschio, hanno come oggetto gli eroi del liceo e gli atleti visti nelle docce. Facendosi più grandi, i ragazzi sviluppano spesso un'identificazione reale o immaginaria con gli eroi sportivi dell'università.
Nelle relazioni sociali eterosessuali, classico, per questi giovani, è l'atteggiamento del "fratello maggiore." Fin verso i venti anni, con le ragazze essi si comportano come amici comprensivi, che non avanzano pretese d'ordine sessuale, e sono i gentiluomini che le madri prediligono. All'università escono con le ragazze più spesso che al liceo, ma più in gruppo che individualmente. In questi appuntamenti vedono soprattutto una misura diversiva intesa a evitare i sospetti d'omofilia oppure un espediente protettivo designato a mitigare la risposta allo stimolo omosessuale.
A livello universitario, l'attività omosessuale varia grandemente. Quando non ha carattere passivo, generalmente si limita a qualche incontro occasionale nei bar particolari, ma la maggioranza degli uomini rinviati negli ultimi tempi alla Fondazione non aveva relazioni omosessuali in atto, dopo le esperienze dell'adolescenza. In realtà, appena il 25 per cento degli individui che avevano riferito di attività omosessuali durante l'adolescenza, accennò a attivo funzionamento omosessuale durante l'università.
Le ragioni addotte per spiegare il matrimonio variavano enormemente. In qualche caso si è accennato al desiderio di neutralizzare quello che essi consideravano come un radicato orientamento omofilo, anche se l'esperienza omosessuale si era limitata all'adolescenza. In moltissimi casi il matrimonio era stato contratto solo per ottenere un vantaggio finanziario, sociale o professionale, mentre non c'era un'identificazione con la ragazza sposata, e neppure dell'interesse o qualche sollecitudine.
Quando un rapporto omosessuale ha avuto luogo prima che si presentasse un'occasione significativa di relazione eterosessuale, si può instaurare una disfunzione nei rapporti con l'altro sesso che generalmente si caratterizza in due modi: nel caso più diffuso, durante il fidanzamento o nell'imminenza del matrimonio si delinea chiaramente la paura del rapporto eterosessuale; ma può anche succedere che si accusino lievi o addirittura nessuna difficoltà di rapporto eterosessuale durante il fidanzamento o nei primi anni del matrimonio. L'orientamento omosessuale del marito affiora alla superficie solo in un secondo momento.
Il primo modello di comportamento riflette difficoltà a ottenere o mantenere un'erezione durante i rapporti sessuali prematrimoniali. Se prima del matrimonio si evitano le manifestazioni sessuali, come spesso succede, col pretesto di voler rispettare la futura moglie fino al matrimonio, l'insufficienza sessuale può manifestarsi, e di solito si manifesta, subito dopo.
Il secondo modello di rado comporta difficoltà d'erezione durante i primi mesi o addirittura i primi anni di fidanzamento e di matrimonio. L'anamnesi tipica riferisce che a un certo punto del matrimonio, dal quinto al ventesimo anno, affiora l'impulso irresistibile a ritornare al funzionamento omosessuale. Questo riorientamento omofilo è quasi sempre provocato dall'incontro con un maschio particolare (in genere un giovane) sessualmente seducente.
Non di rado l'oggetto sessuale è un adolescente e talvolta si tratta del figlio del soggetto. Il bisogno, così risvegliato, di un rapporto omosessuale, una volta individuato diventa divorante. All'inizio l'impulso viene soddisfatto con qualche incontro occasionale nei locali frequentati da omosessuali. Tuttavia molti, dopo anni di repressione degli istinti omofili, sono più interessati a un rapporto con un adolescente che a un incontro occasionale nei suddetti locali.
Per un certo periodo, chi ha ripreso un orientamento omosessuale tenta di condurre una doppia vita, omosessuale e eterosessuale. Le difficoltà non tardano a venire: interventi della legge, sospetti della moglie o (ed è il caso più frequente) indiscrezioni dell'amico o dei suoi parenti. Quando non vengono ufficialmente riconosciuti come tali, gli omosessuali sposati spesso attirano l'attenzione perché non riescono a soddisfare le esigenze fisiche di una attiva bisessualità.
Infine, premuti dalla moglie, ormai messa in allarme, non riescono a ottenere l'erezione in primo luogo perché hanno poco o nessun interesse psicosociale per il rapporto eterosessuale, dal quale ricevono peraltro poco o nessuno stimolo biofisico. In generale si sorvola sul primo insuccesso erettivo, adducendo a pretesto un malessere, le preoccupazioni del lavoro o la prima scusa che viene alla mente. Ma dopo un primo episodio del genere, il maschio di tendenza omosessuale non riesce a ottenere o mantenere un'erezione sufficiente per il coito. Il suo sistema di valori sessuali non è più intonato alle influenze eterosessuali.
In terapia, questi uomini negano solo in qualche caso l'orientamento omosessuale, allo scopo di proteggere le esigenze psicosociali del matrimonio. In questo caso la terapia per l'impotenza secondaria può non avere sviluppi favorevoli. Una volta messo in evidenza il loro ritorno all'omosessualità, si sentono liberati da ogni senso di colpa o per lo meno rinunciano alla circospezione. Non hanno quasi mai difficoltà a discutere con le mogli i problemi del loro riorientamento sessuale.
Anche le mogli risultano disposte a rivelare i loro punti deboli; di rado assumono un atteggiamento che non sia di comprensione e di conforto, trovandosi a competere con un risveglio dell'orientamento omofilo dei mariti. Nella nostra casistica, due cercarono sfogo sessuale fuori del matrimonio, non tanto per vendicarsi quanto per soddisfare le proprie esigenze; una diventò lesbica, interessata alla propria reattività e insieme decisa a salvare a qualsiasi costo il matrimonio. Nella maggior parte, però, le mogli assunsero un prudente atteggiamento di attesa, nella speranza di ricostituire la componente eterosessuale del matrimonio.
Gli uomini che passano all'impotenza secondaria in seguito a un non riuscito funzionamento bisessuale tengono in primo luogo a mantenere una sembianza di rapporto eterosessuale per proteggere la loro posizione professionale, sociale e finanziaria. Per questo motivo si presentano in terapia con le mogli. Pur portando nella terapia poco o nessun interesse per la compagna in quanto femmina, dal punto di vista fisico, sentono un effettivo bisogno di dare protezione socioeconomica, nonché calore e affetto alle mogli. Questa è spesso di per sé una motivazione sufficiente a stimolare la loro piena collaborazione, nel tentativo di ricostituire un effettivo funzionamento eterosessuale.
Tag: Psicologo
Cagliari, Psicologo San Gavino, Psicologo Sanluri, Psicoterapeuta Cagliari, Psicoterapeuta San Gavino, Psicoterapeuta Sanluri, Psicoterapia a Cagliari, Disturbi sessuali Cagliari, Disturbi alimentari Cagliari, Disturbi d'ansia
Cagliari.
psicologo cagliari, psicoterapeuta cagliari, sessuologo cagliari, sessuologia cagliari, ansia cagliari, depressione cagliari, attacchi di panico cagliari, crisi cagliari, tavor cagliari, xanax cagliari, psicoterapia cagliari, ipnosi, cagliari, training autogeno cagliari, trance cagliari, bipolare cagliari, borderline cagliari, droga cagliari, dipendenza cagliari, studio psicologo cagliari, studio psicologa cagliari, psicoterapeuta cagliari, gruppo cagliari, freud cagliari, jung cagliari, psicologia cagliari, ospedale cagliari, ospedali cagliari, ciclotimia cagliari, meteo cagliari, emdr cagliari, fobia cagliari, neuropsicologia cagliari, neuropsicologo cagliari, test cagliari, questionario cagliari, stress cagliari, disturbo sessuale cagliari, andrologo cagliari, urologo cagliari, ginecologo cagliari, anoressia cagliari, bulimia cagliari, ipocondria cagliari, ossessioni cagliari, bullismo cagliari, mobbing cagliari, burnout cagliari,