La filofobia è la paura anormale, ingiustificata e persistente di innamorarsi o dell’ attaccamento emotivo. Il nome deriva dall’unione delle due parole greche “philo” che significa amore e “fobia” che significa paura. La paura di amare è una condizione di inibizione emotiva che può portare ad uno stato di alienazione dai legame familiari, amicali, lavorativi e sociali. Ogni relazione umana richiede una certa quantità di coinvolgimento emotivo, ma le persone che soffrono di filofobia sono spesso incapaci di sviluppare attaccamento affettivo. Chi ne è affetto può iniziare evitando lo stretto contatto con i membri del sesso opposto e gradualmente diventare così sensibile alle proprie reazioni emotive dal finire per evitare qualunque forma di contatto e coinvolgimento con tutte le persone. E' come se la persona "congelasse" i propri sentimenti, spesso inconsciamente, come meccanismo di difesa dal dolore. Conosciamo tutti, almeno una volta nella vita, le forti sensazioni che susseguono la fase dell’innamoramento: poco ci manca alla gastrite. Nonostante i sintomi spesso poco piacevoli, viene generalmente definita in maniera più che positiva. E in effetti, se lo stomaco s’attorciglia, endorfine e ormoni vari ci danno invece una carica energetica che non pensavamo neanche di avere.
Immaginiamo però di non essere in grado di gestire questa lavatrice di sentimenti, di non accettare la perdita di controllo che irrimediabilmente comportano e di sentirsi annegare, come se perdersi nell’altro coincidesse forzatamente col perdere se stessi. Chi soffre di filofobia percepisce proprio così l’amore: come un “nemico” da cui difendersi e da cui scappare il prima possibile; una gabbia in cemento armato da cui non esiste via di fuga.
Come riconoscerlo?
Il filofobico, non appena capisce che la relazione sta diventando più seria, comincia a diradare messaggi, risposte ed incontri… fino a scomparire. Se si prova a cercarlo, finirà con l’accusarvi di stalking o ossessione. Nessuna cattiveria: cerca semplicemente di proteggersi da quello che ritiene un problema e che gli causa non pochi effetti negativi, sia fisici (sudorazione profusa, crisi d’ansia ricorrenti, insonnia, dispnea), che mentali.
Talvolta resiste fino al sopraggiungere di un impegno effettivo e tangibile, come la convivenza. Quando sente, però, l’assenza di una porta di emergenza, scappa a gambe levate e senza guardarsi indietro.
Nei casi più gravi, vive in una costante sensazione di apatia e indifferenza, che gli fanno escludere qualsiasi forma di relazione amorosa, se non quella fugace e casuale. Appare freddo e talvolta insensibile, ma la realtà è che ha costruito delle spesse mura difensive a protezione e preservazione della sua interiorità.
Ma come si “diventa” filofobici? Di consueto, gli psicologi ne attribuiscono l’insorgenza a dei traumi infantili e/o recenti: un rapporto conflittuale coi genitori, dai quali si sono sentiti (a torto o a ragione) poco amati, se non addirittura rifiutati; una o più delusioni amorosecon la conseguente perdita di fiducia in un eventuale partner.
Dalla filofobia si può guarire, non è uno stato immodificabile.
Anzitutto, come ogni problematica in psicologia, bisogna riconoscere ed accettare di soffrirne.
Essere seguiti da uno specialista in una terapia, può aiutare il filofobico a capire da dove nasce questo terrore e a scoprire qualche utile tecnica per placare, se non addirittura annullare, l’ansia che lo pervade.
Importante anche il sostegno di chi gli sta accanto. Frequentare chi soffre di filofobia può non essere per nulla facile, anzi. Se non si è in grado di gestire le proprie di paure è meglio fuggire ed evitare inutili delusioni fintanto ch’egli non affronta le sue ansie; altrimenti, si può scegliere di aiutare l’altro a comprendere la bellezza di un sentimento simile. A piccoli passi, lo si può abituare a fidarsi e a lasciarsi andare, senza forzatura o aspettative immediate.
La persona filofobica, che è passata attraverso la rottura di un legame in modo brusco, rancoroso e doloroso (abbandono, separazione o divorzio) è convinta che lasciarsi andare ed innamorarsi nuovamente porterà solo altro dolore.
Amare significa perdere il controllo delle proprie emozioni e per alcune persone questo è terrificante poiché non riescono ad accettare il rischio che il proprio benessere ed equilibrio emotivo possa dipendere da un partner.
Queste persone affrontano una lotta emotiva interiore dovuta al fatto che se da un lato desiderano sperimentare l’amore, la vicinanza, l’intimità e l’attaccamento a qualcuno dall’altro non riescono a lasciar andare il controllo emotivo poiché farebbero i conti con un livello troppo profondo di angoscia.
A volte immaginando di poter dare e ricevere amore sperimentano una momentanea euforia ma poi, all’atto pratico, sono sopraffatti dal timore di sperimentare emozioni nuove, forti e piacergli e hanno paura di sentirsi vulnerabili e di essere troppo esposti al contatto fisico.