Il coming out

Psicologo Psicoterapeuta e Sessuologo a Cagliari, San Gavino Monreale, Sanluri e Online

La formazione di un'identità omosessuale è un processo lento e complesso, ma più la persona acquisisce consapevolezza del proprio orientamento sessuale e lo integra nell’immagine di sé, più sente l’esigenza di comunicarlo agli altri. Nel contesto scientifico, con il termine disclosure o svelamento ci si riferisce all’esplicita rivelazione delle proprie preferenze sessuali.

Lo svelamento rappresenta un evento fondamentale per l’individuo in quanto, nella vita di tutti i giorni, è possibile essere scambiati per eterosessuali, non essendo identificabile l’omosessualità per caratteristiche fisiche o di personalità. Ne consegue che la decisione di rivelarsi agli altri rappresenta un momento estremamente significativo, che si costituisce come un crocevia esistenziale che sancisce un prima e un poi.

Fra tutte, la “confessione” ai genitori è spesso l’esperienza più complessa che una persona omosessuale affronta. Per i giovani omosessuali la reazione dei genitori allo svelamento è molto importante e sono combattuti tra la paura del rifiuto e il desiderio di trovare supporto. Essere accettati dai propri genitori è uno dei bisogni primari di ogni individuo e, al pari di ogni altra persona, gay e lesbiche hanno bisogno dello stesso tipo di legame forte con la propria famiglia d’origine. Anzi, in questi casi, un appoggio incondizionato e sincero è fondamentale per riuscire ad affrontare una società spesso ostile e carica di pregiudizi.

Informare i genitori del proprio orientamento sessuale rappresenta un evento benefico per la salute psicologica degli individui e per il buon funzionamento della coppia gay o lesbica.

La letteratura scientifica ha messo in evidenza come gay o lesbiche che vivono in contesti meno stigmatizzanti e che hanno un migliore rapporto con i genitori in termini di buona comunicazione, apertura dei propri vissuti esperienziali, condivisione e supporto emotivo e assenza di conflitti, sono coloro che maggiormente desiderano rivelarsi. Inoltre, la ricerca ha messo in evidenza come lo svelamento abbia effetti positivi per il benessere personale e psicosociale solo se sia frutto di libera scelta, motivata da una realistica riflessione sul rapporto costi e benefici conseguenti alla rivelazione, come ad esempio, avere una fonte di supporto alternativa alla famiglia ed essere consapevoli delle possibili reazioni di rifiuto che possono manifestarsi anche con l’allontanamento fisico e la sospensione di risorse economiche e materiali.

Esiste una relazione tra la decisione di rivelare la propria omosessualità ai familiari e l’aspettativa delle possibili reazioni alla disclosure: in particolare i giovani che tengono celato il proprio orientamento sessuale ai genitori si aspettano di ricevere reazioni negative più intense rispetto a coloro che hanno deciso di rivelarsi.

Solo pochi genitori reagiscono in modo accettante e supportivo e, nella maggioranza dei casi, la reazione positiva è determinata dal fatto che essi trovano una conferma ai loro dubbi circa la possibile omosessualità del figlio o della figlia. Per lo più, i genitori hanno reazioni emotive e comportamentali negative: choc, tristezza, senso di colpa, imbarazzo e rifiuto e in taluni casi anche estreme come l’allontanamento del figlio o della figlia. Generalmente, i genitori attraverserebbero i cinque stadi di dolore di Kubler-Ross (1969), cominciando dallo choc, passando per il rifiuto, la tristezza e la rabbia, sino all’accettazione finale dell’orientamento sessuale dei propri figli.

Per molti genitori il mondo omosessuale è ancora del tutto sconosciuto, estraneo e difficile da capire. Spesso interiorizzano gli stereotipi e i pregiudizi comunemente associati a questo stile di vita e vivono profondi sensi di colpa legati alla credenza che la causa dell’omosessualità sia riconducibile a un rapporto genitori-figli disturbato, idea sostenuta per anni in ambito clinico. Inoltre, non sanno a chi rivolgersi, con chi parlare del proprio disagio, diventando essi stessi vittime di un atteggiamento discriminante collettivo che li spinge a non scoprirsi troppo e a vivere nell’isolamento la propria perduta “normalità”.


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